Le possenti radici del Pino loricato
Con questa relazione del 1905 il Professor Biagio Longo comunicava l’esito delle sue decennali ricerche. I pini che crescevano sul Pollino erano della varietà Leucodermis (nome che sta ad indicare il colore grigio bianco della corteccia), una specie fino ad allora considerata assente dall’Italia e presente solo nella Penisola Balcanica.
Il professore volle anche coniare un nome "italiano" per questo splendido relitto delle ere glaciali. Il nome doveva richiamare immediatamente alla mente la caratteristica principale della pianta: la sua corteccia. Questa si presenta divisa in grandi placche in genere esagonali, del tutto simili
Particolare della corteccia
alle placche della corazza
Tronco percorso dal fulmine
dei soldati greci, chiamata "lorica". Da qui il suggestivo nome di Pino Loricato. Un pino la cui corazza è indispensabile per riuscire a resistere alle intemperie che flagellano il crinale dei monti del Pollino.
Il gelo, la neve, il vento, la pioggia, il fulmine possono solo scalfirlo, modificarne l’aspetto esteriore ma non cambiarne l’anima" interiore, il fiero portamento. Ecco quindi alberi dalle mille forme, mai uno uguale all’altro. C’è quello contorto che sembra impegnato in un ballo con le forze della natura, quello con il tronco ritto e potente che sembra un inflessibile custode dei tesori del parco, quello con la chioma a bandiera che pare una bella donna dai capelli al vento. Da questa "umanizzazione" dell’albero nasce poi la tradizione delle genti locali di paragonare, a seconda del loro aspetto, i pini loricati all’uomo (loricati danzanti,
Il tipico tronco del Pino Loricato
loricati guardiani, ecc......).
Ma vediamo ora di fare una sintetica "carta d’identità" del Pino Loricato.
Albero: robusto, con fusto irregolare, alto fino a 30 metri
Chioma: piramidale, spesso, negli esemplari adulti, ovoide
Corteccia: formata da grandi placche grigio bianche lunghe dai 5 ai 15 cm e larghe dai 4 ai 10 cm
Rami: ricadenti verso il basso quelli inferiori, orizzontali quelli superiori
Aghi: lunghi fino a 10 cm , riuniti a fascetti di due, rigidi e pungenti, durano dai 5 ai 6 anni
Strobili (pigne): in genere solitari o riuniti a due-tre, lunghi 7-8 cm con squame a scudo
· Provenienza: Penisola Balcanica.
Aghi e strobili del Pino loricato
Distribuzione: Pollino e Orsomarso, solo sulle cime dei monti più alti e inospitali perché "scacciato" dalle basse quote dal faggio.
COME SI RAGGIUNGONO I PINI LORICATI: La località raggiungibile in auto più vicino ai Pini Loricati è Colle Ruggio, raggiungibile dall’uscita di Campo Tenese dell’autostrada A3 (paesi più vicini Morano Calabro e Mormanno) seguendo le indicazioni stradali per Colle Impiso e San Severino Lucano. Da Colle Ruggio si prende la strada asfaltata che si dirige verso il Colle dell’Impiso. Si entra quindi nella verde faggeta che avvolge il versante settentrionale della Serra del Prete e infine, dopo 4,4 km, si giunge al Colle dell’Impiso. Il tranquillo punto di valico sicuramente doveva infondere ben altre preoccupazioni ai viandanti di alcuni secoli fa. Colle dell’Impiso significa infatti "Passo dell’Impiccato" ed è un toponimo che ben ricorda il periodo del brigantaggio, molto diffuso su queste montagne. Dal colle, lasciata l'auto, si prende, sulla destra, la pista sterrata da seguire che subito si impenna per poi scendere entrando nel Piano del Vacquarro. Qui si continua dritti sulla via che prima corre in piano per poi salire attraversando tutto il Bosco di Chiaromonte e sbucando all’aperto davanti ai magnifici, infiniti Piani di Pollino, esattamente il primo dei tre, il Piano Toscano. La singolarità di questi pianori è dovuta alla natura calcarea delle rocce. Le acque provenienti dai monti circostanti hanno dissolto i calcari dando origine a questi grandi piani carsici, del tutto simili a immense doline. Al Piano Toscano, al bivio, si va a sinistra scendendo prima nel piano e poi salendo per prati, su traccia di sentiero, verso un’evidente schiera di pini loricati, i cosiddetti "Loricati Guardiani". Questi infatti rappresentano i guardiani di un ennesimo pianoro carsico attraversato il quale si è alla grande Porta del Pollino dove si apre uno degli ambienti botanici più belli ed interessanti d’Italia. Qui infatti, tra grandi pini loricati, si alzano la Serra di Crispo e la Serra delle Ciavole che mostrano la loro rocciosa anima in cui altri pini loricati affondano le loro radici.
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