Con i suoi 192.565 ettari, il Parco Nazionale del Pollino è la più grande area protetta d'Italia, interessa l'Appennino Meridionale tra la Calabria e la Basilicata. il Parco offre paeseggi tra i più svariati, il pino loricato, emblema del Parco, si abbarbica alle pareti rocciose e il vento ne modella la forma contorta , accanto ai paeseggi dolci delle valli, del declivi lussureggianti di fiori a primavera,pianori estesi dove si pratica ancora oggi l'antico mestiere della pastorizzia.L'area del Parco s'affaccia sui due mari, il Tirreno e lo Jonio.Il Parco Nazionale del Pollino ricade nelle aree delle regioni Calabria e Basilicata e nelle provincie di Cosenza, Matera e Potenza, i comuni interessati sono 24 in basilicata e 32 in Calabria; 5 sono le comunità Montane della Calabria e 4 quelle della Basilicata che ricadono nel Parco. La vegetazione nel Parco si distingue per la specie presenti che testimoniano le diverse condizioni climatiche che lo influenzano, alcune specie endemiche e la presenza di rare associazioni vegetali, rendono l'area del Parco unica in tutto il Mediterraneo. Nelle zone prossime alla costa, prevale la macchia mediterranea con la presenza di leccio, acero minore, ginepro, lentisco, mirto, rovella e ginestra comune. su fondi rocciosi e aridi si nota una vegetazione costituita da specie aromatiche come timo,cisto, camedrio arboreo.Nelle aree montane, in prossimità dei pianori si estendono praterie per pascoli di altitudine che al disgelo della neve si ricoprono di un manto di erba verde e di fiori, un grande spettacolo di bellezza naturalistica e paesaggistica. qui spiccano specie come la genziana, il narcisio selvatico , lo zafferano e alcune specie di orchidaceae. Presenti nelle zone aride del Parco troviamo la Malmignatta, un ragno rosso e nero dal morso tossico, il cervo, la vipera, il picchio nero, l'aquila reale, il nibbio reale, il lupo il capriolo ecc.
giovedì 20 maggio 2010
Rafting sul Fiume Lao
L'escursione parte dalle vicinanze delle vecchie ferrovie Calabro Lucane, e percorre un tratto del fiume Lao abbastanza semplice, il primo navigabile. Nella prima parte, il percorso, è caratterizzato da piccole rapide e curve, nella seconda parte da cinque briglie che rendono il percorso particolarmente divertente.
Partenza: stazione FCL San Primo-Laino Borgo
Arrivo: località Piè lo Borgo
Lunghezza: 4Km
Tempo di percorrenza: 1 ora circa
Arrivo: località Piè lo Borgo
Lunghezza: 4Km
Tempo di percorrenza: 1 ora circa
ATTREZZATURA NECESSARIA:
scarpe da trekking o da ginnastica/ costume da bagno/ maglietta di lana in inverno o in caso di maltempo/ t-shirt e pantaloncini da ginnastica in estate
scarpe da trekking o da ginnastica/ costume da bagno/ maglietta di lana in inverno o in caso di maltempo/ t-shirt e pantaloncini da ginnastica in estate
ATTREZZATURA FORNITA:
giubbotto salvagente/ casco protettivo/ pagaia/ giacca d'acqua
giubbotto salvagente/ casco protettivo/ pagaia/ giacca d'acqua
martedì 18 maggio 2010
INTERNET E L'USO DELLA PIATTAFORMA BLOGGER
Il nevaio del Pollino
Sul Pollino c'è un deposito di neve che si mantiene oltre la stagione delle precipitazioni nevose, e la terminologia utilizzata è per l’appunto nevaio. Il nevaio del Pollino è presente da almeno 20 anni. Il fascino del nevaio è forte lasciando di stucco gli escursionisti che frequentanto il Pollino d’estate, che mai penserebbero a tale scenario così a sud. Come potete ben capire le notizie sono rare e frammentarie, e lo stupore è sentimento comune.
escursione sul Pollino..
Giorno 8 Maggio 2010, siamo partiti per andare a visitare il Pollino. Il Parco è stato istituito nel 1993 e si trova tra Basilicata e Calabria, è oltre 182.000 ettari ed è il Parco più grande d’Italia; comprende 56 comuni tra cui: 32 della Calabria e 24 della Basilicata. Lo stemma del Parco è il Pino Coricato. L’aria Sud-Est è composta: in alto dalle vette della Manfriana, del Dolcedorme, di Serra della Diavole e della Timpa di San Lorenzo. È un Parco basato sulla Flora e sulla Fauna. Nel Parco ci sono: Abete Bianco, Faggio e tutti i sette tipi di Aceri, l’Acero di Lobelius, il Tasso, il Pino Laricano e Castagni. Le fioriture di Orchidee si vedono in Primavera, insieme a: Viole, Genziane, Campanule e Giglio rosso. Le famiglie di frutti di bosco e di specie selvatiche producono frutti e bacche. La Fauna è varia e comprende specie in zone montuose. Sono presenti: Aquila Reale, Picchio Nero, Gufo Reale, Gufo Nero, Corvo imperiale, Falco pellegrino, Lupo appenninico e la Lontra. Di recente: Cervo e Grifone. Abbiamo camminato per 3 ore, 2 all’andata e una al ritorno. Arrivati al punto più alto, abbiamo visto il panorama, una cosa indescrivibile, abbiamo mangiato e poi siamo scesi per tornare al pulman. La giornata è stata fantastica, ci siamo divertiti più dell’altra volta, è da ripetere. Al ritorno siamo andati a Civita, e non avendo tanto tempo, abbiamo visto il Ponte del Diavolo dall’alto. Ritorno alle 16:45.
Aspettando NAPOLI!
Aspettando NAPOLI!
Le possenti radici del Pino loricato
Con questa relazione del 1905 il Professor Biagio Longo comunicava l’esito delle sue decennali ricerche. I pini che crescevano sul Pollino erano della varietà Leucodermis (nome che sta ad indicare il colore grigio bianco della corteccia), una specie fino ad allora considerata assente dall’Italia e presente solo nella Penisola Balcanica.
Il professore volle anche coniare un nome "italiano" per questo splendido relitto delle ere glaciali. Il nome doveva richiamare immediatamente alla mente la caratteristica principale della pianta: la sua corteccia. Questa si presenta divisa in grandi placche in genere esagonali, del tutto simili
Particolare della corteccia
alle placche della corazza
Tronco percorso dal fulmine
dei soldati greci, chiamata "lorica". Da qui il suggestivo nome di Pino Loricato. Un pino la cui corazza è indispensabile per riuscire a resistere alle intemperie che flagellano il crinale dei monti del Pollino.
Il gelo, la neve, il vento, la pioggia, il fulmine possono solo scalfirlo, modificarne l’aspetto esteriore ma non cambiarne l’anima" interiore, il fiero portamento. Ecco quindi alberi dalle mille forme, mai uno uguale all’altro. C’è quello contorto che sembra impegnato in un ballo con le forze della natura, quello con il tronco ritto e potente che sembra un inflessibile custode dei tesori del parco, quello con la chioma a bandiera che pare una bella donna dai capelli al vento. Da questa "umanizzazione" dell’albero nasce poi la tradizione delle genti locali di paragonare, a seconda del loro aspetto, i pini loricati all’uomo (loricati danzanti,
Il tipico tronco del Pino Loricato
loricati guardiani, ecc......).
Ma vediamo ora di fare una sintetica "carta d’identità" del Pino Loricato.
Albero: robusto, con fusto irregolare, alto fino a 30 metri
Chioma: piramidale, spesso, negli esemplari adulti, ovoide
Corteccia: formata da grandi placche grigio bianche lunghe dai 5 ai 15 cm e larghe dai 4 ai 10 cm
Rami: ricadenti verso il basso quelli inferiori, orizzontali quelli superiori
Aghi: lunghi fino a 10 cm , riuniti a fascetti di due, rigidi e pungenti, durano dai 5 ai 6 anni
Strobili (pigne): in genere solitari o riuniti a due-tre, lunghi 7-8 cm con squame a scudo
· Provenienza: Penisola Balcanica.
Aghi e strobili del Pino loricato
Distribuzione: Pollino e Orsomarso, solo sulle cime dei monti più alti e inospitali perché "scacciato" dalle basse quote dal faggio.
COME SI RAGGIUNGONO I PINI LORICATI: La località raggiungibile in auto più vicino ai Pini Loricati è Colle Ruggio, raggiungibile dall’uscita di Campo Tenese dell’autostrada A3 (paesi più vicini Morano Calabro e Mormanno) seguendo le indicazioni stradali per Colle Impiso e San Severino Lucano. Da Colle Ruggio si prende la strada asfaltata che si dirige verso il Colle dell’Impiso. Si entra quindi nella verde faggeta che avvolge il versante settentrionale della Serra del Prete e infine, dopo 4,4 km, si giunge al Colle dell’Impiso. Il tranquillo punto di valico sicuramente doveva infondere ben altre preoccupazioni ai viandanti di alcuni secoli fa. Colle dell’Impiso significa infatti "Passo dell’Impiccato" ed è un toponimo che ben ricorda il periodo del brigantaggio, molto diffuso su queste montagne. Dal colle, lasciata l'auto, si prende, sulla destra, la pista sterrata da seguire che subito si impenna per poi scendere entrando nel Piano del Vacquarro. Qui si continua dritti sulla via che prima corre in piano per poi salire attraversando tutto il Bosco di Chiaromonte e sbucando all’aperto davanti ai magnifici, infiniti Piani di Pollino, esattamente il primo dei tre, il Piano Toscano. La singolarità di questi pianori è dovuta alla natura calcarea delle rocce. Le acque provenienti dai monti circostanti hanno dissolto i calcari dando origine a questi grandi piani carsici, del tutto simili a immense doline. Al Piano Toscano, al bivio, si va a sinistra scendendo prima nel piano e poi salendo per prati, su traccia di sentiero, verso un’evidente schiera di pini loricati, i cosiddetti "Loricati Guardiani". Questi infatti rappresentano i guardiani di un ennesimo pianoro carsico attraversato il quale si è alla grande Porta del Pollino dove si apre uno degli ambienti botanici più belli ed interessanti d’Italia. Qui infatti, tra grandi pini loricati, si alzano la Serra di Crispo e la Serra delle Ciavole che mostrano la loro rocciosa anima in cui altri pini loricati affondano le loro radici.
giovedì 13 maggio 2010
Micologia in Sila
L'altopiano silano è un vero paradiso “micologico”. Il clima temperato, la presenza dei laghi che creano la giusta umidità e gli immensi boschi di Pino Laricio, oltre alle bellissime faggete nonché di querceti e castagneti nella fascia pedemontana, favoriscono la crescita di innumerevoli funghi. Solo da qualche anno in Sila, si va diffondendo una cultura micologica. Il nostro Istituto nel passato ha organizzato mostre micologiche, nel 2002, con la collaborazione del locale Circolo Legambiente, un convegno per far conoscere alla popolazione la nuova normativa regionale, L.R. 26 novembre 2001, n° 30 " Norme per la regolamentazione della raccolta e commercializzazione dei funghi spontanei epigei freschi e conservati” . Per molti anni solo alcune specie fungine sono state oggetto di raccolta: i porcini (Boletus edulis, B. aereus e B. pinophilus), il rosito (Lactarius deliciosus), i vavusi (Suillus luteus e S.granulatus), la mazza di tamburo (Macrolepiota procera) e l'ovulo buono (Amanita Cesarea); più recentemente sono apprezzate alcune specie di russule e di tricholomi. Altri funghi presenti: chiodini, vescia, amanita verdognola, gallinaccio, funghella gialla, monachella gialla e portentoso silano.
Nel territorio del Parco la raccolta dei funghi è fatta salva per come disciplinato dalla normativa regionale, L.R. 26 novembre 2001, n° 30 "Norme per la regolamentazione della raccolta e commercializzazione dei funghi spontanei epigei freschi e conservati". Ciò allo scopo di applicare con raziocinio metodi di gestione confacenti all'ecosviluppo del territorio, tendendo alla realizzazione dell'integrazione tra uomo e ambiente anche mediante il mantenimento e lo sviluppo delle attività agro-pastorali tradizionali da sempre praticate nell'area del Parco.
Tra i funghi commestibili più diffusi nel Parco, conosciuti e ricercati dalle popolazioni locali, ricordiamo il lattaio delizioso, in gergo detto "rosito", che è molto diffuso nelle giovani pinete di laricio ma anche nelle abetine, il boleto o porcino (foto sopra) molto apprezzato e che cresce in simbiosi sia con alberi di latifoglie che di aghifoglie. Diffuso è anche il porcinello rosso che vive in stretto rapporto di simbiosi col pioppo tremulo e ha grossi corpi fruttiferi che cambiano di colore al taglio. Comunissimo nelle pinete, in gruppi abbastanza numerosi, è anche il boleto luteo localmente chiamato "vavusu". Molto conosciute e ricercate sono le mazze di tamburo, i galletti, le spugnole dette “trippicedde", da non confondere con la falsa spugnola che nonostante il nome "esculenta" è dannosa poiché contiene la giromitrina, sostanza che provoca accumulo nell'organismo anche a distanza di parecchi anni, causando danni irreversibili a fegato e reni e quindi la morte. Comuni sono anche le vescie che vengono raccolte solo da giovani quando la carne è bianca e compatta.
Molto ricercato ma non molto diffuso è l'ovulo buono mentre conosciute e raccolte solo da alcune comunità sono il prataiolo, il chiodino o famigliola buona, le colombine e il coprano chiomato, che viene raccolto solo da giovane prima che le lamelle divengano nere e deliquescenti.
Molto di rado si incontrano pure la laccaria violetta e la strofaria verde rame, ambedue buoni anche se la loro particolare colorazione fa pensare a funghi poco raccomandabili. Alquanto apprezzate dai conoscitori sono altresì la lingua di bue ed i polipori che in loco vengono dette "nasche", che vivono sui tronchi di conifere e latifoglie causando la carie bruna del legno e sono commestibili solo da giovani quando la carne è tenera, gustosa e non lignificata; molto diffuso ma scarsamente ricercato è il peveraccio pepato a causa del sapore molto acre e per l'eccessivo tempo di cottura. Presenti sono le appariscenti ditole dette anche “funghi corallo", appartenenti al genere Ramaria, quali la dorata e la flava, tutte e due commestibili al contrario della pallida, con tronco bianco e ramificazioni giallo grigiastre, perché tossica.
Da evitare assolutamente sono pure la velenosa colombina rossa e l'ovulo malefico (foto sopra), nonché le mortali tignose verdastre e tignose bianche. Il cercatore di professione, in gergo detto "fungaio", è da sempre geloso difensore degli ambienti naturali in cui i funghi prolificano, è consapevole che anche i funghi indigesti e velenosi rivestono una qualificata funzione nella fitocenosi. Necessita che anche i cercatori occasionali, meno competenti ed esperti, si adeguino al rispetto ed alla conservazione degli ambienti silani ed in particolare dell'area del Parco, territorio soggetto a peculiare tutela anche per le singolari associazioni vegetali che su di esso insistono.
Nel territorio del Parco la raccolta dei funghi è fatta salva per come disciplinato dalla normativa regionale, L.R. 26 novembre 2001, n° 30 "Norme per la regolamentazione della raccolta e commercializzazione dei funghi spontanei epigei freschi e conservati". Ciò allo scopo di applicare con raziocinio metodi di gestione confacenti all'ecosviluppo del territorio, tendendo alla realizzazione dell'integrazione tra uomo e ambiente anche mediante il mantenimento e lo sviluppo delle attività agro-pastorali tradizionali da sempre praticate nell'area del Parco.
Tra i funghi commestibili più diffusi nel Parco, conosciuti e ricercati dalle popolazioni locali, ricordiamo il lattaio delizioso, in gergo detto "rosito", che è molto diffuso nelle giovani pinete di laricio ma anche nelle abetine, il boleto o porcino (foto sopra) molto apprezzato e che cresce in simbiosi sia con alberi di latifoglie che di aghifoglie. Diffuso è anche il porcinello rosso che vive in stretto rapporto di simbiosi col pioppo tremulo e ha grossi corpi fruttiferi che cambiano di colore al taglio. Comunissimo nelle pinete, in gruppi abbastanza numerosi, è anche il boleto luteo localmente chiamato "vavusu". Molto conosciute e ricercate sono le mazze di tamburo, i galletti, le spugnole dette “trippicedde", da non confondere con la falsa spugnola che nonostante il nome "esculenta" è dannosa poiché contiene la giromitrina, sostanza che provoca accumulo nell'organismo anche a distanza di parecchi anni, causando danni irreversibili a fegato e reni e quindi la morte. Comuni sono anche le vescie che vengono raccolte solo da giovani quando la carne è bianca e compatta.
Molto ricercato ma non molto diffuso è l'ovulo buono mentre conosciute e raccolte solo da alcune comunità sono il prataiolo, il chiodino o famigliola buona, le colombine e il coprano chiomato, che viene raccolto solo da giovane prima che le lamelle divengano nere e deliquescenti.
Molto di rado si incontrano pure la laccaria violetta e la strofaria verde rame, ambedue buoni anche se la loro particolare colorazione fa pensare a funghi poco raccomandabili. Alquanto apprezzate dai conoscitori sono altresì la lingua di bue ed i polipori che in loco vengono dette "nasche", che vivono sui tronchi di conifere e latifoglie causando la carie bruna del legno e sono commestibili solo da giovani quando la carne è tenera, gustosa e non lignificata; molto diffuso ma scarsamente ricercato è il peveraccio pepato a causa del sapore molto acre e per l'eccessivo tempo di cottura. Presenti sono le appariscenti ditole dette anche “funghi corallo", appartenenti al genere Ramaria, quali la dorata e la flava, tutte e due commestibili al contrario della pallida, con tronco bianco e ramificazioni giallo grigiastre, perché tossica.
Da evitare assolutamente sono pure la velenosa colombina rossa e l'ovulo malefico (foto sopra), nonché le mortali tignose verdastre e tignose bianche. Il cercatore di professione, in gergo detto "fungaio", è da sempre geloso difensore degli ambienti naturali in cui i funghi prolificano, è consapevole che anche i funghi indigesti e velenosi rivestono una qualificata funzione nella fitocenosi. Necessita che anche i cercatori occasionali, meno competenti ed esperti, si adeguino al rispetto ed alla conservazione degli ambienti silani ed in particolare dell'area del Parco, territorio soggetto a peculiare tutela anche per le singolari associazioni vegetali che su di esso insistono.
S.Giovanni in Fiore...una civiltà da scoprire.!!
San Giovanni in Fiore lega tutta la sua storia alla figura del suo illustre Abate Gioacchino da Fiore. le sue origine si evolvono in seguito nel 1500 con l'istituzione della commenda dei beni badiali, proseguendo con la vera e propria fondazione del casale che ha assunto sempre più le caratteristiche di un centro abitato, per via della moltitudine della gente pervenuta dalla sila.
Abbazia Florens
l'edificio ideato da Gioacchino da Fiore ma probabilmente realizzato insieme a Frate Iulianus dal discepolo, vescovo e grande architetto del duomo di cosenza, luca CAMPANO , possiede alcune capacità che altre a renderlo unico, come ogni edificio ben riuscito ne farno il prototipo dell'Architettura Florenze oltre che a un capolavoro dell'Architettura Mediterranea. innanzitutto la navata particoilare allungata, quasi da cella dorica, ma estremamente alta.
MUSEO DEMOLOGICO
Il Museo Demologico dell'economia, del lavoro e della storia sociale Silana, ha sede nelle sale comunali della famosa abbazia Florenze.nelle sale del Museo Demologico è presente anche una biblioteca specialisica, organizzata lungo tre assi tematici fondamentali: studi e ricerche demologiche, cronache e compendi della sila, opere su aspetti e problemi della teoria e della prassi nellla ricerca demo- antropologica. il museo Demologico di San Giovanni in Fiore documenta realtà a volta ancora operanti e tutta via peculianti di una società arcaica come quella montana calabbrese.
Informazioni generali su S. Giovanni in Fiore
Stato: Italia
Regione: Calabria
Provincia: Cosenza
Altitudine: 1.049m s.l.m.
Superficie: 279km2
Abitanti: 18.556
Frazioni: Acquafredda, Cagno, Carello, Ceraso, Fantino, Germano, Lorica,Monteuliveto, Rovano, Serra S. Bernardo, Serrisi, Torre Garga.
Comuni confinanti: Aprigliano, Bocchigliero, Caccuri, CastelSilano, Crotonei, Longobucco, Pedace, Savelli, Serra Pedace, Spezzano Piccolo, Taverna.
CAP: 87055
Nome Abitanti: SanGiovannesiSanto
Patrono: San Giovanni Battista
Giorno festivo: 24 giugno
Gara dei carri
Una tradizione sangiovannese è quella dei "carri" che l'Amministrazione comunale ha voluto riscoprire nel solco di una più generale riproposizione e rivalutazione di vecchi usi e costumi che vanno scomparendo; simbolo di un paese che fu, cambiato troppo e troppo in fretta rispretto ad un passato anche recente. Organizzata dalla Proloco di San Giovanni in Fiore, la competizione è giunta alla sua IV edizione. Ha divertito tanta gente accorsa a sostenere i concorrenti per le strade cittadine dove le automobili, per una volta, hanno lasciato il posto a rumorosi "carri" che sferragliavano lungo tutto il percorso stabilito.
momenti ricreativi durante l'escursione
selezionare la foto per visualizzare l'intero album fotografico
Laghi e fiumi della Sila
I laghi della Comunità Montana, oltre che mete per il turista sono tutti utilizzati anche per la produzione di energia elettrica, tranne il Votturino che è stato costruito per uso irrigazione. Cecita ( alt. 1.130mt.)- Sila Grande. In località Vaccarizzo Spezzano della Sila (CS) è possibile ammirare il Lago Cecita. E’ un lago artificiale che ha una superficie di kmq 13. E’ stato realizzato nel 1950 - 55 grazie alla presenza di una diga alta 93 m. e lunga 1.270 m. E’ invaso da 108 milioni circa di metri cubi d’acqua in quanto vi confluiscono tanti fiumi tra cui: Mucone, Vaccarizzi, Cecita. Mediante condotto / galleria 1.14 km, sono alimentate le centrali elettriche di Acri e Bisignano. Arvo (alt. 1.278 mt.)- Sila Grande. Il Lago Arvo si trova in prossimità della località Nocelle di San Giovanni in Fiore (CS). E’ un lago artificiale con una superficie di kmq 8. La data di realizzazione risale al 1926-32 grazie alla presenza di una diga alta 27 mt. e lunga 1.280 mt. I fiumi che confluiscono sono: Arvo, Capalbo, e i torrenti Melillo, Cavaliere, Pugliese e Rovalicchio. La capacità di questo lago è di 84 milioni circa di metri cubi d’acqua. Questo lago è stato inaugurato da Maria e Umberto di Savoia il 28 Maggio 1932.Ampollino. Ariamacina (alt. 1.311 mt.) – Sila Grande.In località Ariamacina è possibile ammirare questo lago. E’ un lago artificiale realizzato nel 1953 -55. Sussidiario del lago Cecita con condotto / galleria. La diga è lunga 1.170 mt. Ed è invaso da 4 milioni circa di metri cubi d’acqua. Votturino (alt. 1428 mt.) – Sila GrandeQuesto lago si trova in località Votturino di Serra Pedace (CS). E’ un lago artificiale che ha una capacità di circa 5 milioni di metri cubi d’acqua. E’ stato realizzato nel 1964 -65. Viene usato solo per l’irrigazione della vasta pianura del Garga, del comprensorio Riggio, Sculca, Croce di Magara. Alto Savuto (alt. 1.260 mt.) – Sila grande. Questo lago è sito in località Povarella di Aprigliano (CS).E’ un lago artificiale invaso da 1 milione circa di metri cubi d’acqua. La realizzazione di questo lago risale al 1925 - 36. Sussidiario del lago Ampollino mediante il riversamento delle proprie acque con sistema di pompaggio forzato. I fiumi: La Sila, dove si respira aria purissima, molto temperata e ossigenata anche dalle correnti dei vicini mar Tirreno e mar Ionio, è ricchissima di acque tutte potabili. Sono fresche, leggermente diuretiche ed oligominerali. Danno origine a vari ruscelli e torrenti che, spesso, raccogliendosi si trasformano in fiumi, i quali a loro volta, confluiscono nei laghi artificiali, alimentandoli costantemente anche per lo sciogliersi delle nevi. I laghi sono tutti utilizzati per la produzione di energia elettrica, tranne quello Votturino che è stato costruito per uso irrigazione. Dei molti corsi d’acqua solo il Neto ed il Crati sono veri fiumi. Neto è il principale e nasce dalle visceri di Monte Corbello (alt. 1.856) e Monte Botte Donato (alt. 1.928); percorre la valle di Fallistro e attraverso Croce di Magara, si tuffa nel laghetto di Ariamacina, passa l’alta valle fin sotto l’abitato di S. Giovanni in Fiore, raccoglie nel suo alveo tutti i propri affluenti:il Garda, il Righio, l’Arvo, l’Ampollino, il Lese, il Vitravo per poi sfociare a 15 km circa a nord di Crotone, nel mar Ionio. Mucone, Arente e il Crati che ha origine da Timpone Bruno e da Monte Cristo (alt. 1.643), percorre le valli di un vasto comprensorio presilano, attraverso la città di Cosenza, antica capitale dei Bruzi, dove riceve il fiume Busento alla cui confluenza secondo la tradizione, fu sepolto nel 410 d.C. il Re goto Alarico con tutti i suoi tesori provenienti dal saccheggio di Roma. Camigliati Che nasce da monte Curcio e costeggia Camigliatello, Forgitelle e l’omonima località Camigliati, alimenta il lago Cecita.
Sciare in Sila
L’impianto sciistico di Camigliatello è dotato della nuovissima ovovia con cabine chiuse a sgancio automatico gestito dall’ARSSA, ex ESAC. Le cabine disponibili sono 52 da otto posti ciascuna con una portata oraria di 1800 persone.E’ possibile sciare su due diverse piste: la pista blu e la pista rossa. La lunghezza inclinata dell’impianto è di 1.888 mt; La quota di partenza è a 1.785 mt s.l.m. La quota di arrivo è a 1.368 mt s.l.m. Gli impianti di risalita sono ad alta tecnologia e sono stati inaugurati il 13 gennaio 2002.Sul piazzale è possibile noleggiare sci, abbigliamento sportivo e gustare un buon panino alla vicina paninoteca. Alla stazione di partenza (Località Tasso) si trova un rifugio con sala bar, pronto soccorso, servizi. Alla stazione di arrivo si trova un altro rifugio (Località Monte Curcio) attrezzato di una sala bar, tavola calda e servizi.L’impianto è aperto tutto l’anno dalle ore 9,00 alle ore 16,00.Per informazioni sugli impianti sciistici di Tasso - Monte Curcio Camigliatello Silano il numero di tel. è 0984 579400
“LA PAGLIARA” (FAGO DEL SOLDATO)La Stazione sciistica “la Pagliara” è un nuovo impianto di seggiovia biposto con portata oraria di 800 persone. La lunghezza delle piste è di km 2 con un’altitudine di mt 1.650/1.750 s.l.m. E’ l’unico impianto dotato di illuminazione per lo sci notturno. A valle, in un caratteristico rifugio, vi è un bar e un ristorante con cucina tipica e internazionale. Sono, inoltre, disponibili una scuola di sci, noleggio di sci e relativa officina di riparazione, noleggio di motoslitte. La stazione sciistica è dotata anche di un servizio di ambulanza con infermeria. Infine, l’impianto comprende un anello con sci di fondo per una lunghezza di Km 15.Gli impianti sono stati realizzati a capitale misto, tra soggetti pubblici e privati, con quote di partecipazione da parte della Comunità Montana Silana. Per maggiori informazioni il numero di tel. è 0984 578401Sito internet: http://www.magnasila.it/ E-mail: lapagliara@Katamail.com
“CAVALIERE-BOTTE DONATO” (LORICA) Meta di moltissimi sciatori, è dotata di funzionali impianti di risalita gestiti dall’ARSSA. La località Cavaliere fa parte del Comune di Pedace, mentre Botte Donato di quello di Serra Pedace. La quota di partenza è di mt 1.405 La quota d’arrivo è di mt 1.877. Il dislivello è di mt 472. La lunghezza è di mt 2.206. Le cabine sono 186. La velocità di esercizio è di 1,7 m/s. La potenzialità di trasporto è di 1.140 persone.L’impianto è aperto nel periodo invernale dalle ore 9,00 alle 16,00, nel periodo estivo, nei giorni prefestivi e festivi. Alla stazione di partenza (Località Cavaliere) vi è un rifugio con sala bar, pronto soccorso e servizi. Sul piazzale nolo sci ci sono la partenza della pista di bob e una rosticceria.Piste Valle dell'Inferno:Inferno I è di mt 810. Inferno II è di mt 950.La quota di partenza è di mt 1.665, quella d’arrivo (Cadecola di Coppa) è di mt 1.877. Il dislivello è di mt 212. La lunghezza è di mt 773. La pendenza media è del 27,5%. La velocità d’esercizio è di 2,8 m/s.Per maggiori informazioni il numero di tel. dell’ARSSA - impresa funivia è 0984 537093-537300.Il numero di tel. dell’ARSSA impresa camping è 0984 537060Segr. Comunicato Neve: 0984 537093Rifug. Botte Donato: 0984 537301
STAZIONE DI SCI DI FONDO LOC. CARLOMAGNO L’impianto è stato realizzato dalla Comunità Montana Silana ed è situato a metà strada tra le località turistiche di Silvana Mansio e Lorica. Collocato in un paesaggio molto suggestivo e lontano dai centri abitati. Vi sono tre anelli, per la pratica dello sci di fondo, della lunghezza di 3-5-7 Km situati ad un’altitudine media superiore ai 1500 mt s.l.m.
la località più suggestiva della sila cosentina: Lorica
Lorica è un villaggio turistico della Sila Grande. Il territorio del complesso turistico ricade in tre comuni diversi della provincia di Cosenza: San Giovanni in Fiore, Pedace e Serra Pedace. Il centro abitato è situato nel territorio dei primi due comuni, mentre nel territorio del terzo ricade soltanto l'impianto di risalita e i relativi servizi.
La storia di Lorica
Il territorio di Lorica, non è mai stato abitato prima del XX secolo. Con molta probabilità i terreni e le aree circostanti furono usate per il pascolo d'altura. Le prime testimonianze di residenze effettive, le si ritrovano all'inizio del secolo scorso, con costruzioni in legno di capanni, e in seguito di villini residenziali.Il villaggio ha avuto una rapida crescita dopo il 1930 quando venne completata la diga che diede origine al lago Arvo. Il villaggio nella sua breve storia ha vissuto periodi di grande splendore turistico e momenti di crisi profonda, registrando annate di parziale o totale abbandono per larga parte dell'anno.
Il territorio di Lorica, non è mai stato abitato prima del XX secolo. Con molta probabilità i terreni e le aree circostanti furono usate per il pascolo d'altura. Le prime testimonianze di residenze effettive, le si ritrovano all'inizio del secolo scorso, con costruzioni in legno di capanni, e in seguito di villini residenziali.Il villaggio ha avuto una rapida crescita dopo il 1930 quando venne completata la diga che diede origine al lago Arvo. Il villaggio nella sua breve storia ha vissuto periodi di grande splendore turistico e momenti di crisi profonda, registrando annate di parziale o totale abbandono per larga parte dell'anno.
martedì 11 maggio 2010
escursione didattica in Sila
Giovedì 6 Maggio ci siamo recati al Parco Nazionale della Sila presso la località Fossiata, che rappresenta una delle aree più naturalistiche dell’altopiano Silano. La prima fase del cammino è in salita, si può osservare una bellissima foresta di pino laricio, con alberi di età di circa 100 anni, oltre che esemplari di abete rosso e larice, entrambi specie alpine, non tipiche del territorio
Lungo il percorso è facile incontrare lo scoiattolo,la volpe, la lepre e con un pò di fortuna anche branchi di cervi, di caprioli o di cinghiali, molto diffusi in questa area.In tarda primavera ed inizio estate, passeggiando in questi favolosi boschi, si percepisce subito il forte e gradevole odore degli abbondanti frutti di bosco (fragole, lamponi, more). In autunno, a conquistare l’attenzione olfattiva dei visitatori è il profumo delle numerose specie di funghi presenti.Proseguendo nella parte più alta del sentiero, il Pino Laricio viene sostituito da boschi cedui di faggio, misti ad abete bianco, più adatti alle condizioni ambientali presenti.
Lungo il percorso è facile incontrare lo scoiattolo,la volpe, la lepre e con un pò di fortuna anche branchi di cervi, di caprioli o di cinghiali, molto diffusi in questa area.In tarda primavera ed inizio estate, passeggiando in questi favolosi boschi, si percepisce subito il forte e gradevole odore degli abbondanti frutti di bosco (fragole, lamponi, more). In autunno, a conquistare l’attenzione olfattiva dei visitatori è il profumo delle numerose specie di funghi presenti.Proseguendo nella parte più alta del sentiero, il Pino Laricio viene sostituito da boschi cedui di faggio, misti ad abete bianco, più adatti alle condizioni ambientali presenti.
Dopo circa 4 Km di cammino, siamo arrivati sui pascoli di Macchialonga dove si trovano alcune case di pastori utilizzate in estate. Attraversati i pascoli, prima di rientrare nel bosco, abbiamo lasciato l’itinerario n. 9 del Parco e abbiamo proseguito diritto sulla stessa stradina salendo, ancora, verso Serra Cipollata. Prima di lasciare il percorso n. 9, sulla sinistra, abbiamo sostato sulle sponde del laghetto di Macchialonga (uno dei posti più belli del Parco).
Continua…
Etichette:
fauna,
laghi,
percorsi guidati,
vegetazione
escursione didattica in Sila
Giovedì 6 Maggio ci siamo recati al Parco Nazionale della Sila presso la località Fossiata, che rappresenta una delle aree più naturalistiche dell’altopiano Silano. La prima fase del cammino è in salita, si può osservare una bellissima foresta di pino laricio, con alberi di età di circa 100 anni, oltre che esemplari di abete rosso e larice, entrambi specie alpine, non tipiche del territorio
Lungo il percorso è facile incontrare lo scoiattolo,la volpe, la lepre e con un pò di fortuna anche branchi di cervi, di caprioli o di cinghiali, molto diffusi in questa area.In tarda primavera ed inizio estate, passeggiando in questi favolosi boschi, si percepisce subito il forte e gradevole odore degli abbondanti frutti di bosco (fragole, lamponi, more). In autunno, a conquistare l’attenzione olfattiva dei visitatori è il profumo delle numerose specie di funghi presenti.Proseguendo nella parte più alta del sentiero, il Pino Laricio viene sostituito da boschi cedui di faggio, misti ad abete bianco, più adatti alle condizioni ambientali presenti. Dopo circa 4 Km di cammino, siamo arrivati sui pascoli di Macchialonga dove si trovano alcune case di pastori utilizzate in estate. Attraversati i pascoli, prima di rientrare nel bosco, abbiamo lasciato l’itinerario n. 9 del Parco e abbiamo proseguito diritto sulla stessa stradina salendo, ancora, verso Serra Cipollata. Prima di lasciare il percorso n. 9, sulla sinistra, abbiamo sostato sulle sponde del laghetto di Macchialonga (uno dei posti più belli del Parco).
Continua…
Lungo il percorso è facile incontrare lo scoiattolo,la volpe, la lepre e con un pò di fortuna anche branchi di cervi, di caprioli o di cinghiali, molto diffusi in questa area.In tarda primavera ed inizio estate, passeggiando in questi favolosi boschi, si percepisce subito il forte e gradevole odore degli abbondanti frutti di bosco (fragole, lamponi, more). In autunno, a conquistare l’attenzione olfattiva dei visitatori è il profumo delle numerose specie di funghi presenti.Proseguendo nella parte più alta del sentiero, il Pino Laricio viene sostituito da boschi cedui di faggio, misti ad abete bianco, più adatti alle condizioni ambientali presenti. Dopo circa 4 Km di cammino, siamo arrivati sui pascoli di Macchialonga dove si trovano alcune case di pastori utilizzate in estate. Attraversati i pascoli, prima di rientrare nel bosco, abbiamo lasciato l’itinerario n. 9 del Parco e abbiamo proseguito diritto sulla stessa stradina salendo, ancora, verso Serra Cipollata. Prima di lasciare il percorso n. 9, sulla sinistra, abbiamo sostato sulle sponde del laghetto di Macchialonga (uno dei posti più belli del Parco).
Continua…
Etichette:
fauna,
laghi,
percorsi guidati,
vegetazione
martedì 4 maggio 2010
Il lupo della Sila
Il lupo è diffuso su tutto l’altopiano grazie anche alla presenza delle fitte foreste, nelle quali la specie trova rifugio. E’ sempre utile, quando si parla del Lupo sfatare alcuni luoghi comuni che rendono ancora oggi questo animale inviso a gran parte della gente e soprattutto ai contadini ed ai pastori che, addebitandogli continui attacchi al bestiame domestico, lo perseguitano con ogni mezzo. Va subito detto, a questo proposito, che la dieta del lupo italiano, documentata attraverso ricerche scientifiche sul campo, è ben diversa da quanto si potrebbe immaginare: il 50-60%(addirittura il 70-80% in inverno) del suo sostentamento proviene dagli avanzi di cibo presenti nelle numerosissime discariche di rifiuti solidi urbani poste attorno ai paesi, mentre appena il 4,8% (addirittura lo 0,8% in inverno) è dato dalla predazione sul bestiame domestico; per la restante parte si tratta di piccoli mammiferi selvatici, cani e vegetali. Tuttavia, per quanto nella maggior parte dei casi le ricerche di risarcimento per presunti danni subiti dai contadini e dai pastori sia addebitabile a veri e propri tentativi di truffa, non è raro rinvenire pecore, capre, vitelli uccisi. E’ da chiarire però che la gran parte di queste uccisioni è da addebitarsi non ai Lupi, bensì ai cani inselvatichiti, presenti sul territorio calabrese in numero di circa 39.000 (contro un centinaio di lupi) e privi di quel timore ancestrale nei riguardi dell’uomo che è tipico del Lupo, proprio a causa del fatto che essi provengono solitamente da cucciolate di cani pastori abbandonati dal padrone.
giovedì 29 aprile 2010
Le caratteristiche geografiche del territorio silano
IN QUESTO POST VI INDICHIAMO LE CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE DELL’ALTOPIANO SILANO..
La Sila si trova nel cuore della Calabria. E' un altopiano che si estende per 1.700 chilometri quadrati con altitudine media superiore ai 1.300 metri s.l.m.. E' circondata da una corona di monti la cui cima più alta, Monte Botte Donato, raggiunge i 1.928 metri. E' ricoperta da una immensa foresta costituita in gran parte da conifere e faggi. Nella Sila, ricchissima di risorse idriche, sono stati creati dei laghi artificiali che si sono inseriti perfettamente nell'incantevole contesto naturale del luogo.
Il territorio silano, che interessa le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, è costituito da un massiccio granitico-cristallino confinante a nord con la piana di Sibari, ad ovest con la valle del Crati, a sud con la Piana di Lamezia e ad est con le colline del Marchesato. Il territorio viene comunemente suddiviso in Sila Greca, Sila Grande e Sila Piccola. Queste denominazioni non hanno un preciso significato morfologico ma riflettono delle divisioni amministrative ereditate dal passato.
martedì 27 aprile 2010
Presentazione del blog
Questo blog è stato creato e gestito dagli alunni delle classi III A programmatori e III A turistica dell'I.T.C. "A.Serra" di Cosenza.
L'obbiettivo principale del progetto mira alla creazione e sperimentazione di un blog di classe collettivo, che dia la possibilità a ciascun studente di pubblicare a suo nome contenuti propri o di inserire materiale audio, video e testuale reoerito in rete, nonchè di commentare il materiale inserito dai propri compagni di blog.
L'obbiettivo principale del progetto mira alla creazione e sperimentazione di un blog di classe collettivo, che dia la possibilità a ciascun studente di pubblicare a suo nome contenuti propri o di inserire materiale audio, video e testuale reoerito in rete, nonchè di commentare il materiale inserito dai propri compagni di blog.
Iscriviti a:
Post (Atom)